🏛️

APPUNTI STORIA (PIETRO VACCARI)

La questione sociale o operaia

Nell'Ottocento il proletariato urbano vive ancora in condizioni di miseria e sfruttamento estremi:

  • 12/14 ore di lavoro al giorno con turni di notte e senza ferie.
  • lavoro minorile e femminile sottopagato (anche 10 volte meno rispetto a quello di un maschio adulto).
  • salari bassissimi a causa dell’abbondanza di manodopera.
  • licenziamenti senza regole, resi più frequenti dalle crisi di sovrapproduzione.
  • nessuna assistenza in caso di malattia, invalidità o vecchiaia (non esiste la pensione).
  • ambienti di lavoro nocivi: troppo caldi, freddi o umidi, pieni di fumo, di rumori assordanti e di sostanze inquinanti.
  • quartieri operai malsani: sovraffollati, senza servizi igienici (nessuna rimozione dei rifiuti, l’acqua potabile si prende facendo la fila alle fontane, le latrine sono rare), case piccole.

Gli operai protestano e si organizzano per migliorare le proprie condizioni attraverso:

  • Le associazioni di mutuo soccorso in cui gruppi di lavoratori mettono in comune una parte del loro salario per utilizzarlo in caso di malattie, infortuni, disoccupazione e vecchiaia, e le cooperative di consumo, società di lavoratori che acquistano all'ingrosso beni di consumo (alimenti, carbone) e li rivendono a prezzi bassi rinunciando a parte del guadagno.
  • i sindacati, cioè associazioni operaie (dal greco svn = insieme e dike = giustizia), che indicono scioperi, astensioni collettive dal lavoro che danneggiano gli imprenditori poiché interrompono la produzione, per ottenere delle riforme (salari e orari di lavoro migliori): inizialmente vietati, i sindacati sono poi ammessi dalla legge (nel 1825 in Inghilterra le Trade Unions, legalizzate definitivamente nel 1871), ma spesso i governi reprimono le manifestazioni nel sangue.

    ⇒ il diritto di sciopero viene riconosciuto per la prima volta in Inghilterra solo nel 1875.

  • i partiti socialisti:
    • 1875 P. socialdemocratico (Germania)
    • 1892 P.S.I. (Italia, Genova)
    • 1893 Labour Party (Inghilterra)

    all'interno dei quali si confrontano rivoluzionari e riformisti o socialdemocratici.

    ⇒ I due gruppi si scontrano nella Prima e Seconda Internazionale, due importanti convegni dei rappresentanti dei partiti operai europei:

    • 1864, Londra: prevale il pensiero di Karl Marx ed escono dall'Internazionale i democratici di Mazzini; pochi anni dopo vengono espulsi gli anarchici del russo Bakunin, che mirano ad abolire ogni forma di stato, governo e proprietà privata attraverso rivolte non organizzale e attentati (v. l'omicidio di Umberto ).
    • 1889, Parigi: prevale la componente riformista e, per ottenere la riduzione della giornata lavorativa a otto ore, viene stabilita una giornata di lotta internazionale da tenersi ogni anno il Primo Maggio (in ricordo di un drammatico sciopero organizzato a Chicago tre anni prima: una bomba viene lanciata tra la folla e otto operai, poi risultati innocenti, sono condannati a morte).

Le reazioni alla questione sociale e alle proteste operaie sono differenti:

  • il papa Leone XIII con l'enciclica (una lettera in latino) Rerum Novarumm (Le novità", 1891) condanna le idee socialiste e il principio della lotta di classe, mentre invita imprenditori e lavoratori all'accordo e alla collaborazione, enunciando i rispettivi doveri di ciascuno:
    • operai: devono essere laboriosi rispettare le gerarchie sociali, quindi non scioperare e non usare la violenza.
    • capitalisti: devono rispettare la dignità degli operai e dare loro la “giusta mercede".
  • molti industriali reagiscono agli scioperi con le serrate cioè la chiusura dell'azienda e la sospensione delle sue attività, per intimorire gli operai togliendo loro il lavoro e la corrispondente retribuzione.
  • governi di Inghilterra, Francia e Germania prendono i primi provvedimenti in difesa dei lavoratori (legislazione sociale):
    • 10 ore di lavoro giornaliero.
    • miglioramento delle condizioni di lavoro dal punto di vista igienico-sanitario e della sicurezza.
    • limitazione del lavoro minorile.
    • aumento dei salari femminili.
    • riconoscimento del diritto di sciopero.
    • salario minimo garantito.

🔖
Il proletariato si riferisce alla classe sociale di coloro che non possiedono i mezzi di produzione e devono vendere la loro forza lavoro per sopravvivere.

Problemi e governi dell'Italia unita

Nell’Italia unita, dove può votare solo il 2% della popolazione (maschi dai 24 anni in su, capaci di leggere e scrivere e con un certo reddito) si alternano al governo due partiti (bipartitismo):

che devono affrontare numerosi problemi:

Il governo della Destra storica (1861 - 1876)

Dal 1861 al 1876 è al governo la Destra di Rattazzi, Minghetti, Sella, La Marmora, Ricasoli e D'Azeglio, che crea uno Stato fortemente accentrato, in cui i prefetti, rappresentanti del governo centrale, controllano le province e i Sindaci vengono nominati dal re, che ha come Costituzione lo Statuto Albertino e che consegue diversi obiettivi:

L'ltalia umbertina: il governo della Sinistra storica e la crisi di fine secolo (1878 - 1896)

Dal 1878 al 1900 regna il figlio di Vittorio Emanuele II: Umberto I di Savoia, durante I'età Umbertina al governo c'è la Sinistra prima con

I governi autoritari e l'assassinio del re Umberto I

Dopo la Sinistra, va al governo il marchese Di Rudini deputato della Destra, che proclama lo stato d'assedio in occasione delle manifestazioni operaie a Milano (1898) contro I'aumento del presso del pane.

il generale Bava-Beccaris spara cannonate sulla folla, causando 80 morti e 450 feriti, e viene decorato dal re Umberto I per il "grande servizio reso alla civiltà".

Il nuovo capo del governo, il generale Pelloux, vuole ridurre i poteri del Parlamento e le libertà di stampa e di associazione ma gli elettori votano contro questa politica autoritaria e lo costringono alle dimissioni.

⇒ Nel luglio del 1900 il giovane anarchico Gaetano Bresci uccide il re Umberto I per vendicare i morti di Milano: condannato all'ergastolo, muore in carcere un anno dopo in circostanze poco chiare.

Il socialismo

II socialismo un movimento politico che rappresenta gli interessi del proletariato (come il liberalismo rappresenta quelli della borghesia) e si pone i seguenti obiettivi:

Il socialismo si divide in:

La seconda rivoluzione industriale e la "Belle Epoque”

La seconda rivoluzione industriale 1870 che riguarda l'industria metallurgica e meccanica (ponti, binari... ).

dovuta a:

  • Nascita delle società per azioni (s.p.a): grani società che possono disporre di enormi capitali grazie alle vendite delle loro azioni.
  • Taylorismo: un’organizzazione del lavoro basata sulla “catena di montaggio” dello statunitense Taylor.
  • Formazione di trust: alleanze (o cartelli) tra imprese dello stesso settore che gestiscono da monopolisti la produzione e la vendita di un prodotto in un vasto territorio.

utilizza:

  • nuovi materiali: l’acciaio (ferro+carbonio), prodotto dall’ industria siderurgica, permette lo sviluppo di
    • armi più potenti e precise (cannoni, mitragliatrici, navi corazzate...) ⇒ le spese per gli armamenti aumentano,
    • lo stile Liberty o Art Nouveau, caratterizzato dall’utilizzo di motivi floreali, della linea curva, e di altri materiali come il ferro e il vetro (v. il Crystal Palace di Londra)
  • nuove fonti energetiche: oltre al carbone per il motore a vapore vengono utilizzati

    elettricità:

    • lampadina (Edison, USA),
    • centrali elettriche (General Electric e Westinghouse USA, AEG e Siemens tedesche, Edison italiana),
    • illuminazione elettrica (al posto dei lampioni a gas) nelle grandi città

    petrolio:

    • benzina per il motore a scoppio (italiani Barsanti e Matteucci)
    • nafta per il motore diesel (tedesco Diesel)

produce:

  • lo sviluppo di scienza e tecnologia:
    • genetica (Mendel, trasmissione caratteri ereditari).
    • evoluzionismo (Darwin).
    • psicoanalisi (Freud: i traumi rimossi agiscono nell’inconscio).
    • radioattività (Curie: il radio è un elemento chimico che emette forti radiazioni).
    • fisica atomica (Rutherford individua il nucleo).
    • teoria della relatività (Einstein: spazio e tempo dipendono da osservazione e misurazione).
    • dinamite (Nobel).
    • raggi X (Roentgen: le immagini della radioscopia degli organi interni vengono fissate sulla radiografia).
    • vaccino (Pasteur per rabbia o idrofobia, poi peste, colera, tubercolosi, tifo, vaiolo).
    • anestetici e aspirina.
    • concimi chimici per l’agricoltura.
    • soda per vetro e saponi.
    • coloranti sintetici.
    • plastica.
    • acqua corrente (docce, gabinetti, lavabi).
  • lo sviluppo di trasporti e telecomunicazioni:
    • reti ferroviarie, anche transcontinentali (Transiberiana, Transandina).
    • canali (Suez e Panama).
    • aeroplano (fratelli Wright).
    • bicicletta e motocicletta.
    • metropolitana.
    • tram elettrico (Siemens).
    • automobile (Daimler e Benz, Peugeot, Opel, Fiat, Ford, Daihatsu) e pneumatico (Dunlop).
    • telegrafo elettrico (Morse, via cavo) e telegrafo senza fili (Marconi, via radio attraverso onde elettromagnetiche, scoperte da Hertz).
    • telefono (Meucci, Bell).
    • pellicola fotografica (Eastman).
    • cinematografo (fratelli Lumière).
    • fonografo e grammofono.

      avanguardia artistica del Futurismo (Italia).

La Belle Epoque (1880-1914)

⇒ Le avanguardie artistiche esprimono l’entusiasmo e le paure di un mondo pieno di contraddizioni.

Belle Epoque e società di massa

A causa di:

durante la Belle Epoque in Occidente nasce la società di massa che si caratterizza per:

ma presto l’amor di patria diventa per molti esaltazione della superiorità della propria patria, rancore e desiderio di rivincita militare nei confronti delle altre nazioni, viste come nemiche: il nazionalismo è favorito dai governi che vogliono ottenere i voti popolari e far accettare meglio la guerra all'opinione pubblica.

Dalla crisi economica di fine Ottocento all’imperialismo e al razzismo

Nell’età della seconda rivoluzione industriale, dopo una crisi di sovrapproduzione (1873) che aveva provocato la caduta dei prezzi il capitalismo industriale pone fine al liberismo e instaura:

Imperialismo e razzismo

Le colonie sono sottosviluppate e sfruttate:

Si sviluppano le le teorie del

Giustificando:

Gli imperi coloniali: l’Africa

Dopo le esplorazioni dei britannici:

nella Conferenza di Berlino (1884-5) le potenze europee concordano la spartizione dell’Africa, (nel 1914 restano solo due Stati indipendenti: la Liberia, fondata a metà Ottocento da benefattori americani e popolata da ex schiavi neri, e l’Etiopia, più volte attaccata dall’Italia) cui fanno seguito.

Gli imperi coloniali: l’Asia

L’India

All’inizio del Novecento all’impero britannico, che si estende sul 20% delle terre emerse e comprende un quarto della popolazione mondiale, appartengono sia basi militari come Gibilterra e Malta (Mediterraneo), Aden e Singapore (Asia) sia colonie come Canada, Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica (colonie di popolamento), diversi stati dell’Africa orientale (colonie di sfruttamento) e India occupata a partire dal XVIII secolo attraverso la Compagnia delle Indie Orientali e affidata nell’Ottocento al governo di un viceré (capitale Calcutta), poco prima che la regina Vittoria venga proclamata “imperatrice delle Indie.

⇒ Sotto il dominio britannico si assiste a una profonda trasformazione dell’organizzazione economica e sociale del Paese:

La Cina

Il secolare impero con capitale Pechino deve affrontare

una grave crisi economica e la forte presenza straniera provocano la rivolta dei Boxer (1900): una setta segreta nazionalista e xenofoba che pratica una particolare forma di pugilato scatena una guerra contro le potenze occidentali da cui la Cina esce nuovamente sconfitta.

⇒ i rivoluzionari del partito nazionalista del popolo (Kuo Min-Tang), fondato da Sun Yat-sen, insieme a contadini, operai e parte dell’esercito rovesciano l’imperatore e danno vita a una Repubblica (1912), ma quasi subito si scatena una guerra civile tra i “signori della guerra”, i capi locali che controllano ognuno un territorio.

Giappone e USA: due grandi potenze imperialiste

Il Giappone

A metà Ottocento l’Impero giapponese minacciato da una flotta di cannoniere USA, è costretto a:

Nella seconda metà dell’Ottocento l’imperatore (mikado) decide l’abbattimentodella struttura feudale del Paese togliendo potere allo shogun, un capo militare che governa l’impero dalla propria corte a Edo (che ora, con il nome di Tokyo, diventa sede della corte imperiale), ai suoi nobili vassalli (daimyo), cui sottrae le terre per venderle in parte ai contadini, e ai loro nobili guerrieri (samurai), attraverso l’istituzione della leva obbligatoria, e avvia un processo di:

A fine Ottocento il Giappone è una potenza industriale e commerciale (seta, cotone, armi, navi) a cui però mancano materie prime (ferro e petrolio): con le guerre vittoriose contro Cina e Russia ottiene diversi territori (Formosa, Manciuria, Corea) e diventa una potenza imperialista.

Gli USA

Alla fine dell’Ottocento gli USA diventano la principale potenza economica del mondo grazie a:

intraprendono una politica coloniale basata sui principi di:

che giustificano il predominio USA in America Latina tramite:

L’Italia umbertina (schematizzata)

Re Umberto I (1878-1900)

L’Italia nell’ “età giolittiana”

Durante il regno di Vittorio Emanuele III di Savoia diventa capo del governo il liberale piemontese Giovanni Giolitti (1903-1914) il quale:

ma provoca lo scontento generale e, nonostante il successo avuto alle elezioni del 1913 grazie al “patto Gentiloni” con i cattolici (ingresso ufficiale dei cattolici nella vita politica italiana dopo il Non expedit di Pio IX del 1874), si dimette, favorendo la nascita del governo Salandra (1914).

La prima guerra mondiale - Le cause

La “questione balcanica”:

La crescita dei nazionalismi:

creano profonde tensioni tra gli Stati .

L’attentato di Sarajevo (Bosnia) contro l’arciduca austriaco Francesco Ferdinando, erede al trono dell’impero asburgico, e sua moglie fatto dallo studente erbo-bosniaco Gavrilo Princip (giugno 1914), fornisce il pretesto all’ Austria per aggredire (luglio 1914) la Serbia ritenuta un rifugio dei terroristi irredentisti e una nemica per l’espansione nei Balcani, e scatenare prima guerra mondiale (1914-1918), durante la quale si fronteggiano:

La prima guerra mondiale - I fatti: 1914-1916

1914

La guerra si svolge su tre fronti:

1915

L’Italia alleata dell’Austria e della Germania in seguito a un patto difensivo (Triplice Alleanza), è rimasta neutrale perché è divisa tra:

il re Vittorio Emanuele III, il capo del governo Salandra e il ministro degli esteri Sonnino, all’insaputa del Parlamento, firmano il patto di Londra con Francia e Inghilterra: se entrerà in guerra, in caso di vittoria, l’Italia otterrà Trentino, Alto Adige, Trieste, Istria e Dalmazia.

⇒ il governo, ottenuti pieni poteri dal Parlamento, decide l’entrata in guerra dell’Italia (24 maggio 1915) contro l’Austria: il generale Cadorna guida un esercito (circa un milione e mezzo di soldati) impreparato e male equipaggiato, composto da volontari ma soprattutto da richiamati con arruolamento obbligatorio, quindi da ragazzi strappati alle loro famiglie e alle campagne per combattere una guerra che non vogliono e non capiscono.

1916

Gli eventi più importanti si verificano su due:

La prima guerra mondiale - I fatti: 1917-1918

1917

Il ’17 è l’anno di svolta della guerra

1918

Gli Imperi centrali sono costretti alla resa soprattutto da due eventi:

La prima guerra mondiale – Le conseguenze

la nascita di nuovi equilibri internazionali:

nella Conferenza di Parigi (1919) i Paesi vincitori (USA con il presidente Wilson, GB con il premier Lloyd George, Francia con il capo del governo Clemenceau, Italia con V.E. Orlando) si riuniscono per creare un nuovo ordine mondiale: Wilson propone di seguire alcuni criteri (i Quattordici punti: autodeterminazione dei popoli, per cui ogni popolo deve avere il proprio stato; riduzione degli armamenti; nascita della Società delle Nazioni – Ginevra (Svizzera), 1919 - per impedire nuove guerre; libertà di commercio…), ma vengono creati degli Stati dove vivono persone di nazionalità diverse (cechi e slovacchi, tedeschi in Alto Adige, sloveni in Istria e Venezia Giulia...) che spesso entrano in conflitto tra loro e nel 1920 il neopresidente repubblicano adotta una politica di isolazionismo, per cui gli USA non entrano nella Società delle Nazioni.

crisi economica e proteste:

L’impero russo: l’Ottocento e la rivoluzione del 1905

Nell’Ottocento l’impero russo deve affrontare due gravi problemi:

a seguito della sconfitta nel conflitto russo-giapponese la situazione precipita: la popolazione protesta davanti al Palazzo d’inverno, il palazzo reale di San Pietroburgo, e chiede riforme democratiche, ma la guardia reale spara, uccidendo 1000 persone e ferendone 2000 (“strage della domenica di sangue”, gennaio 1905).

scoppia la rivoluzione del 1905: attraverso manifestazioni, scioperi, sommosse e attentati, gli intellettuali (docenti e studenti universitari), gli operai, i contadini e alcuni soldati (v. l’ammutinamento del Potëmkin che raggiunge il porto di Odessa sul Mar Nero) ottengono (ma solo temporaneamente) dallo zar Nicola II:

Le rivoluzioni del 1917 in Russia

Nel 1917 la Russia, coinvolta dal 1914 nella prima guerra mondiale, si trova in una situazione drammatica: 2 milioni di soldati sono morti e molti territori sono occupati dai Tedeschi.

⇒ la popolazione, stremata dalla fame, organizza scioperi e manifestazioni contro la guerra e lo zar che sfociano nella rivoluzione di febbraio (1917, Pietrogrado, ex San Pietroburgo): molti soldati si schierano con gli insorti e lo zar Nicola II Romanov abdica.

si forma un governo repubblicano provvisorio aristocratico e borghese, guidato prima dal principe L’vov e poi dall’avvocato Kerenskij e appoggiato dai menscevichi (= ”minoranza” del Partito Operaio Socialdemocratico: socialisti riformisti), che deve però dividere il potere con i soviet, ovvero consigli di delegati di operai, contadini e soldati eletti nelle fabbriche, nei villaggi e nei reparti dell’esercito che rappresentano gli interessi del proletariato: all’interno dei soviet prevalgono i bolscevichi (= “maggioranza” del Partito Operaio Socialdemocratico: socialisti rivoluzionari) o comunisti, che, guidati da Lenin, danno vita alla rivoluzione d’ottobre o rivoluzione bolscevica (1917, Pietrogrado): la Guardia rossa conquista il Palazzo d’Inverno, sede del governo, occupa le centrali telefoniche, le stazioni ferroviarie e le banche, mentre i soldati del governo provvisorio non oppongono resistenza, evitando spargimenti di sangue.

⇒ il Consiglio dei Commissari del popolo, presieduto da Lenin, prende importanti provvedimenti:

Il governo di Lenin: dalla guerra civile all’URSS

Dopo la rivoluzione d’ottobre, durante il governo del partito comunista (ex bolscevico) di Lenin, la Russia deve affrontare:

in seguito alla crisi economica dovuta alla guerra civile, alle sanzioni economiche, alla carestia e alla siccità, Lenin, per rifornire l’Armata rossa e alimentare le città, dà vita a:

Il fascismo: ascesa al potere

Nell’Italia del dopoguerra si verificano due importanti fenomeni:

⇒ che spaventano.

⇒ i quali, quindi, danno il loro appoggio al movimento fascista di Benito Mussolini (Fasci di combattimento, 1919, Milano), che è nazionalista e antisocialista: le “squadracce” o “squadre d’azione”, cioè dei gruppi di reduci e disoccupati, vestiti con camicie nere (già divisa del corpo speciale – truppe d’assalto dell’esercito – degli Arditi della prima guerra mondiale, poi dei legionari nella “impresa di Fiume” con D’Annunzio) e dotati di manganelli, armi da taglio e armi da fuoco, finanziati dall’alta borghesia e tollerati dal governo liberale, dall’esercito e dalla polizia, compiono violente incursioni (“spedizioni punitive” o “punizioni esemplari”) contro le sedi dei Comuni amministrati dai socialisti, dei sindacati, dei partiti, dei giornali (v. socialista Avanti!) del movimento operaio e contadino: bruciano libri, distruggono locali, minacciano, picchiano, obbligano alle dimissioni, costringono a bere olio di ricino ed espongono al pubblico scherno i militanti, provocando centinaia di morti.

⇒ i liberali del presidente del consiglio Giolitti, convinti di poter controllare i fascisti e usarli contro la sinistra per ristabilire l’ordine sociale, si coalizzano con loro, contro i partiti socialista e comunista, nei Blocchi Nazionali con le elezioni del 1921 il PNF (Partito Nazionale Fascista), entra in Parlamento con 35 deputati e Mussolini organizza la marcia su Roma (28/10/1922) delle camicie nere per essere nominato primo ministro dal re Vittorio Emanuele III: convinto anche lui di poter controllare i fascisti, il sovrano rifiuta di dichiarare lo stato di assedio e di far intervenire l’esercito, come chiestogli dal capo del governo liberale Facta, e nomina Mussolini capo del governo: il nuovo esecutivo è sostenuto da una coalizione di fascisti (minoranza), liberali, popolari e indipendenti.

Mussolini: dal governo alla dittatura

Il 1° governo Mussolini istituisce la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN), cioè un corpo armato posto direttamente agli ordini del capo del governo (ora anche ministro degli Interni e degli Esteri) che continua le violenze delle “squadracce”, e il Gran Consiglio del Fascismo, cioè l’assemblea dei fedeli consiglieri di Mussolini e dirigenti del PNF da lui nominati (gerarchi) che prepara le leggi da far ratificare al Parlamento e la lista unica dei candidati da far approvare in blocco agli elettori, quindi vara la legge elettorale maggioritaria Acerbo secondo la quale il partito di maggioranza relativa (almeno il 25% dei voti) ottiene il 65% dei seggi in Parlamento.

⇒ Grazie a brogli, intimidazioni e violenze, i fascisti ottengono la maggioranza alle nuove elezioni (1924): nasce il 2° governo Mussolini (“duce”), composto solamente dal PNF, che ordina il delitto di Matteotti (1924), il deputato socialista che ha denunciato i brogli e le violenze fasciste alle elezioni.

⇒ l’Italia si indigna, ma il re non interviene e l’opposizione risponde con la secessione dell’Aventino cioè lasciando il Parlamento.

⇒ nel suo discorso del 3 gennaio 1925 Mussolini si assume la responsabilità del delitto Matteotti, ma nessuno fa nulla per metterlo in stato di accusa davanti al Senato, costituito in Alta Corte di giustizia: è l’inizio della dittatura.

Lo Stato totalitario fascista

Dopo il discorso del 3 gennaio 1925 inizia la fascistizzazione dello Stato: il ministro della giustizia Rocco modifica lo Statuto Albertino e dà vita a una dittatura ovvero a un regime totalitario (lo Stato occupa, influenza, determina tutti i settori della vita delle persone, anche quello privato: per imporre l’ideologia fascista, cioè valori, idee e comportamenti fascisti, il regime decide persino come gli italiani devono vivere in famiglia e trascorrere il tempo libero) attraverso le leggi “fascistissime” (1925-6) e altri successivi provvedimenti liberticidi che prevedono:

e che assegna poteri straordinari al duce:

⇒ la Camera ormai non è più espressione del popolo perché i cittadini devono esprimersi nei plebisciti (1929, 1934): possono votare solo “sì” o “no” a un’unica lista di deputati presentata dal governo e di fatto il voto non è più segreto (internamente la scheda del “sì” è tricolore, quella del “no” è bianca), quindi chi vota “no” è vittima di aggressioni.

⇒ nel 1939 la Camera dei deputati viene sostituita dalla Camera dei Fasci e delle Corporazioni, i cui membri sono nominati dal PNF.

Lo stato totalitario fascista si caratterizza per:

Gli USA negli anni Venti e Trenta: gli “anni ruggenti”, la “Grande Depressione” e il “New Deal”

Nei “ruggenti” Anni Venti gli USA vivono un periodo di grande sviluppo economico:

anche se il proibizionismo, cioè il divieto di produrre e vendere alcolici, imposto dal presidente repubblicano Harding favorisce il contrabbando di alcolici e la crescita delle organizzazioni criminali, con conseguenti guerre fra bande di gangster (v. Al Capone).

cresce la speculazione: tutti comprano azioni alla Borsa di New York con il proprio denaro o con dei prestiti bancari per poi rivenderle a un prezzo più alto, finché non si verifica una grave crisi di sovrapproduzione:

che provoca:

⇒ è l’inizio della Grande Depressione: contadini lasciano marcire i prodotti nei campi perché il loro trasporto costerebbe troppo, moltissime banche e aziende, rimaste senza capitali, chiudono: i disoccupati sono ormai 12 milioni e nella popolazione la fiducia nel progresso crolla fino alla svolta del New Deal (“nuovo corso”) di F.D.Roosevelt: il presidente democratico eletto nel 1932:

⇒ In pochi anni si verifica una nuova crescita economica perché i lavoratori ricominciano a comprare le merci prodotte dall’agricoltura e dall’industria.

La Germania negli anni Venti: la Repubblica di Weimar

Con l’abdicazione dell’imperatore Guglielmo II in Germania finisce il Secondo Reich (1871-1918) e nasce la Repubblica democratica di Weimar in cui deputati e presidente sono eletti a suffragio universale e che deve affrontare due gravi problemi:

Il nazismo: l’ascesa al potere

Dopo il fallimento del Putsch di Monaco (1923) e dopo gli anni del carcere Hitler sostenuto dalle S.A. ( o camicie brune), cioè delle “squadre d’assalto”, dei gruppi paramilitari pagati dal padronato per aggredire gli operai socialisti e comunisti (v. le “squadracce” fasciste), e appoggiato dalla borghesia conservatrice, antidemocratica e nazionalista, che è stata spaventata da alcuni tentativi di rivoluzione comunista (v. gli Spartachisti di Rosa Luxenburg e Liebknecht, entrambi assassinati), trasforma il partito nazista in un movimento di massa attraverso un’abile propaganda: con i suoi discorsi nazionalistici Hitler risveglia l’orgoglio tedesco, ferito dalla sconfitta della guerra, dall’umiliazione del Diktat di Versailles e dalla gravissima crisi economica (disoccupazione, inflazione...), attribuendo la sconfitta tedesca a un tradimento di ebrei, comunisti e democratici, promettendo di rifiutare il Diktat, di dare lavoro a tutti i tedeschi e di riportare la Germania alla grandezza di un tempo.

⇒ Dopo due successi elettorali (1930, 1932) del partito nazista, Hitler viene nominato dal presidente della Repubblica Hindenburg cancelliere, cioè capo del governo.

⇒ Quando a Berlino si verifica l’incendio del Reichstag (1933) cioè il Parlamento, Hitler ne addossa la responsabilità ai comunisti per poi andare a nuove elezioni (le ultime) e, ottenuta più della metà dei voti, varare le leggi eccezionali:

Alla morte di Hindenburg, con un plebiscito Hitler diventa Führer (= duce) del Terzo Reich (1934), cioè capo del governo e presidente della repubblica insieme, nonché comandante supremo dell’esercito.

⇒ Le potenze europee e gli USA sottovalutano la pericolosità di Hitler, apprezzano l’ordine che ha portato in Germania (niente scioperi, niente manifestazioni di protesta…) e gli concedono la moratoria, cioè la sospensione del pagamento dei danni di guerra previsto dal Diktat: grazie a questo denaro e ai prestiti di alcuni banchieri, Hitler può investire nell’industria bellica e nelle opere pubbliche (v. Mussolini) per combattere la disoccupazione e guadagnare così nuovi consensi tra la popolazione.

Il nazismo: la dittatura

Diventato Führer del Terzo Reich (1934), che è uno stato totalitario, Hitler prende una serie di provvedimenti:

Lo Stalinismo

Alla morte di Lenin (1924), in URSS inizia la lotta per la successione alla guida del PCUS tra:

fra i quali prevale Stalin che instaura un regime totalitario caratterizzato da:

La Spagna negli anni Trenta: la Repubblica, la guerra civile e la dittatura di Franco

Dopo la dittatura militare di Primo de Rivera, per volontà del popolo la Spagna diventa una Repubblica (1931) con una Costituzione democratica con la quale i baschi e i catalani ottengono l’autonomia e con un governo di sinistra che attua importanti riforme:

⇒ il nuovo governo di centro-destra in tre anni cancella le riforme.

vince le elezioni il Fronte Popolare (1936), cioè la coalizione della Sinistra (repubblicani, socialisti, comunisti e anarchici), che riprende la politica di riforme sociali (separazione Stato/Chiesa, distribuzione dei latifondi ai contadini...), ma il generale Francisco Franco, appoggiato dai conservatori (esercito, Chiesa, latifondisti), guida un colpo di stato militare, compiuto dall’esercito e dalla Falange, un movimento fascista armato, e scatena la guerra civile (1936-39), in cui, mentre GB e Francia restano neutrali, si scontrano:

finché Franco vince e, assumendo il titolo di “caudillo” (=duce), instaura una dittatura fascista (1939-75).

La seconda guerra mondiale: i prodromi e lo scoppio

1935

La Saar, amministrata dalla Francia dalla fine della prima guerra mondiale, torna sotto la Germania con un plebiscito.

1936

La Renania, regione tedesca al confine con la Francia che doveva rimanere disarmata, viene rimilitarizzata.

1938

Hitler invade e annette alla Germania:

1939

La seconda guerra mondiale: 1940

La seconda guerra mondiale: 1941-1942

1941

1942

Inizia la riscossa degli Alleati contro le potenze dell’Asse:

Italia, 1943: la caduta del Fascismo e l’occupazione tedesca

Sin dal 1942 le città italiane (Milano, Torino, Genova, Roma, Napoli, Palermo, Cagliari) sono sottoposte ai bombardamenti alleati che provocano la fuga degli sfollati nelle campagne e aggravano la miseria della popolazione (v. mercato nero e tessera annonaria).

⇒ la gente è stanca della guerra e del Fascismo e gli operai organizzano degli scioperi nel Nord (marzo): settori sociali favorevoli al fascismo (industriali, autorità della Chiesa, nazionalisti, liberali, militari) temono la rivoluzione e spingono il re ad accelerare la caduta del Fascismo (25 luglio):

La seconda guerra mondiale: 1944-1945

1944

1945

La seconda guerra mondiale: la pace

Nel febbraio 1945 Roosevelt, Churchill e Stalin si erano riuniti nella conferenza di Yalta (Crimea, Mar Nero) per discutere della sorte della Germania dopo la guerra: il Paese sarebbe stato diviso in 4 zone di occupazione militare, controllate da USA, URSS, GB e Francia.

⇒ dal luglio all’ottobre del 1946 si svolge la conferenza di pace di Parigi durante la quale si decide il nuovo assetto politico dell’Europa:

Tra il 1945 e il 1946

le potenze vincitrici prendono altre importanti decisioni:

Nel frattempo in Grecia, liberata dai partigiani dalle truppe di occupazione italo-tedesche (1944), scoppia la guerra civile tra i diversi gruppi che avevano dato vita alla Resistenza: i comunisti proclamano la Repubblica nel Nord, ma alla fine prevalgono i monarchici sostenuti da GB e USA (1949).

I due blocchi e la guerra fredda

sanciscono il declino dell’Europa e la nascita di un nuovo ordine mondiale:

Nonostante la nascita dell’ONU (1945, San Francisco; dal 1951 la sede è New York), inizia un periodo di profonda ostilità e forte tensione tra i primi due blocchi, tra i quali è calata una “cortina di ferro” (Churchill) che prende il nome di guerra fredda ed è caratterizzato da:

La guerra fredda si svolge su due fronti

La guerra fredda: le guerre di Corea e Vietnam

La guerra di Corea (1950-53)

Alla fine della seconda guerra mondiale la Corea, ex colonia giapponese, viene divisa in due parti:

Nel 1950 la Corea del Nord invade la Corea del Sud per ottenere la riunificazione.

L’ONU invia il generale USA Mac Arthur che si spinge nel territorio del Nord, ma intervengono le truppe cinesi e sovietiche e costringono gli statunitensi alla ritirata: Mac Arthur chiede al presidente Truman di lanciare la bomba atomica sulla Cina, ma viene destituito.

⇒ la Corea resta divisa lungo il 38° parallelo.

La guerra del Vietnam (1955-75)

Dopo l’indipendenza dalla Francia, il Vietnam viene diviso in due parti lungo il 17° parallelo:

Il capo del governo del Nord Ho Chi Minh inizia una guerriglia contro la dittatura del Sud.

il presidente USA Kennedy invia aiuti al Sud: i Vietcong, i partigiani vietnamiti, però resistono e il neopresidente USA Johnson decide:

l’opinione pubblica mondiale e soprattutto statunitense è indignata e dà vita a numerose manifestazioni di protesta tanto che il presidente Nixon decide di lasciare il Paese.

La guerra fredda: la distensione e le crisi internazionali

Negli anni Cinquanta inizia la coesistenza pacifica, cioè un periodo di dialogo tra i due blocchi, grazie a tre importanti personaggi:

Anche nel periodo della “distensione” tra i due blocchi, però, si verificano delle crisi internazionali:

La decolonizzazione

La decolonizzazione è un processo storico che si è verificato dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando le nazioni europee hanno iniziato a perdere il controllo dei loro territori coloniali in Asia, Africa e America Latina. Questo processo è stato caratterizzato da diverse fasi e ha portato alla fine degli imperi coloniali europei.

Il tramonto degli imperi coloniali

La decolonizzazione è stata resa possibile dalla fine del dominio delle potenze coloniali europee. La seconda guerra mondiale ha infatti portato alla distruzione di gran parte dell'Europa, all'affermarsi degli Stati Uniti come potenza mondiale e alla nascita di nuove ideologie come il comunismo. Questi fattori hanno indebolito il potere delle potenze coloniali europee e favorito la crescita del nazionalismo e dei movimenti indipendentisti nei paesi colonizzati.

Asia, Africa, America: le quattro fasi della decolonizzazione

La decolonizzazione si è verificata in diverse fasi in Asia, Africa e America Latina. La prima fase si è verificata in Asia dopo la fine della seconda guerra mondiale, con l'indipendenza dell'India nel 1947 e la successiva indipendenza di molti altri paesi asiatici. La seconda fase si è verificata in Africa negli anni '50 e '60, con la maggior parte dei paesi africani che hanno ottenuto l'indipendenza dagli Stati europei. La terza fase si è verificata in America Latina negli anni '60 e '70, con molti paesi che hanno ottenuto l'indipendenza dagli Stati Uniti e dalla Spagna. Infine, la quarta fase si è verificata nei territori britannici dell'Oceano Indiano, con l'indipendenza di Mauritius e delle Seychelles.

La nascita dello Stato di Israele

La decolonizzazione ha portato anche alla nascita dello Stato di Israele nel 1948. Dopo la seconda guerra mondiale, il movimento sionista ha chiesto un proprio Stato per gli ebrei, sostenendo che la Shoah avesse dimostrato la necessità di un rifugio sicuro per gli ebrei. Nel 1947, l'Organizzazione delle Nazioni Unite ha deciso di spartire la Palestina tra un futuro Stato ebraico e uno stato palestinese, ma il conflitto tra i due popoli è iniziato subito dopo e continua tuttora.

🔖
La differenza principale tra lo Stato ebraico e lo Stato palestinese è che il primo è uno Stato indipendente e riconosciuto a livello internazionale, mentre il secondo è un'aspirazione politica e sociale dei Palestinesi ancora in corso di realizzazione.

Le guerre arabo-israeliane

La nascita dello Stato di Israele ha portato a una serie di guerre arabo-israeliane che hanno caratterizzato la storia del Medio Oriente nel XX secolo. La prima guerra arabo-israeliana si è verificata subito dopo la dichiarazione di indipendenza di Israele nel 1948 e ha visto contrapporsi gli eserciti degli Stati arabi confinanti con Israele contro l'esercito israeliano. La guerra si è conclusa con la vittoria di Israele e l'espulsione di centinaia di migliaia di palestinesi dai loro villaggi. Successivamente si sono verificate altre guerre, come quella del 1967 e quella del 1973, e conflitti e tensioni che hanno portato alla continua instabilità della regione. La questione palestinese rimane una delle principali cause di conflitto tra Israele e i paesi arabi, nonché una delle principali questioni internazionali ancora irrisolte.

Il Sessantotto

Il Sessantotto è un periodo storico che si riferisce all'anno 1968, ma che in realtà si estende per un periodo più ampio che va dalla fine degli anni '50 agli anni '70. Questo periodo è caratterizzato da importanti trasformazioni sociali, culturali e politiche in tutto il mondo. Ecco alcuni dei principali aspetti di questo periodo.

L'importanza di questa data

Il 1968 rappresenta una data simbolica in cui molte forze sociali e politiche hanno trovato espressione e confluito in una serie di eventi significativi. In quel periodo, si sono verificate una serie di rivolte studentesche e operaie in molti paesi del mondo, compresa l'Italia. Queste rivolte sono state spesso accompagnate da un crescente senso di disillusione nei confronti delle istituzioni e dei governi esistenti, e hanno portato a importanti cambiamenti sociali e culturali.

Le radici del "movimento"

Le radici del movimento sessantottesco risalgono agli anni '50 e '60, in cui molte persone hanno iniziato a criticare l'autoritarismo delle istituzioni e a cercare nuove forme di espressione personale e politica. In particolare, i giovani di quegli anni hanno iniziato a ribellarsi contro l'autorità e il conformismo delle generazioni precedenti, e hanno abbracciato idee come l'uguaglianza, la libertà sessuale e l'antimilitarismo.

Droga, "liberazione" e politica

Durante il Sessantotto, l'uso delle droghe, in particolare la marijuana e l'LSD, è diventato un simbolo di ribellione e di "liberazione" dalla società borghese e dalle convenzioni sociali. Questo atteggiamento ha avuto un impatto sulla politica, e molte organizzazioni di sinistra, come i gruppi marxisti-leninisti, hanno abbracciato la causa della "liberazione" sessuale e della lotta contro le convenzioni borghesi.

Discriminazione e segregazione dei neri

Il movimento per i diritti civili dei neri negli Stati Uniti è stato un altro importante tema del Sessantotto. Il movimento ha lottato contro la segregazione razziale e la discriminazione contro i neri, e ha portato a importanti cambiamenti legislativi, come il Civil Rights Act del 1964 e il Voting Rights Act del 1965.

Gli Stati Uniti contro il Vietnam

La guerra del Vietnam è stata un'altra importante questione del Sessantotto. Molti giovani, sia negli Stati Uniti che in Europa, si sono opposti alla guerra e hanno organizzato proteste contro il coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto. Questa opposizione ha portato alla fine della guerra del Vietnam nel 1975.

La "primavera di Praga"

La "primavera di Praga" è stata un'importante rivolta politica che si è verificata in Cecoslovacchia nel 1968. Il movimento ha cercato di creare un socialismo "umano" e democratico, ma è stato represso dall'invasione del paese da parte delle truppe sovietiche. Questo evento ha rappresentato un duro colpo per il movimento dei diritti civili e delle libertà individuali in Europa dell'Est e ha contribuito a rafforzare il controllo del governo comunista sulla regione per molti anni a venire.

La fine del sistema comunista

La fine del sistema comunista è stato un evento storico di grande rilevanza, che ha cambiato il volto dell'Europa e del mondo intero. Ecco i principali punti di questa trasformazione:

L’Urss entra in una crisi irreversibile

Negli anni '80 l'Unione Sovietica si trovava in una situazione economica e politica difficile, con un aumento dell'inflazione, una diminuzione della produzione industriale e un crescente malcontento sociale. Questi fattori hanno portato alla crisi del sistema comunista e alla fine dell'era Breznev.

Gorbaciov tenta di riformare politica, economia e società

Il nuovo segretario del Partito Comunista dell'Unione Sovietica, Mikhail Gorbaciov, ha cercato di riformare il sistema sovietico attraverso la perestrojka e la glasnost, cercando di introdurre elementi di democrazia e di liberalizzazione economica.

1989: cadono i regimi dei Paesi satelliti e crolla il Muro di Berlino

La primavera del 1989 ha visto la caduta di una serie di regimi comunisti nei Paesi dell'Europa dell'Est, con la conseguente fine del dominio sovietico nella regione. Il 9 novembre dello stesso anno è caduto il Muro di Berlino, simbolo della divisione tra Est e Ovest.

La dissoluzione dell’Urss

Nel 1991, l'Unione Sovietica si è dissolta, portando alla fine del sistema comunista nell'Europa dell'Est. Questo evento ha rappresentato una svolta storica, con conseguenze a lungo termine sulla politica, l'economia e la cultura di tutto il mondo.

La disgregazione della Iugoslavia

La fine del sistema comunista ha portato anche alla disgregazione della Iugoslavia, con la conseguente guerra civile che ha causato decine di migliaia di morti e la pulizia etnica.

L’indipendenza di Slovenia e Croazia

Slovenia e Croazia hanno dichiarato l'indipendenza dall'ex Iugoslavia nel 1991, dando il via a un conflitto armato che ha coinvolto anche altre repubbliche.

La guerra in Bosnia e le pulizie etniche

La guerra in Bosnia ha causato la morte di oltre 100.000 persone e la pulizia etnica di migliaia di bosniaci musulmani. Questo conflitto ha rappresentato uno dei momenti più oscuri della storia dell'Europa contemporanea, evidenziando la difficoltà di gestire le tensioni etniche e religiose nella regione.

L’Italia della ricostruzione

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, l'Italia si trovava in una situazione disperata. Il paese aveva subito enormi danni a livello infrastrutturale e produttivo, con città distrutte e industrie collassate. La ricostruzione sarebbe stata un compito difficile e costoso, ma necessario per il futuro del paese.

Il bilancio dei danni

La guerra aveva distrutto gran parte del tessuto produttivo e infrastrutturale del paese, causando la morte di centinaia di migliaia di persone e lasciando milioni di sfollati. L'economia italiana era in ginocchio, con un tasso di inflazione galoppante e una produzione industriale ridotta a una frazione di quella prebellica.

I nuovi partiti

La fine della guerra portò alla nascita di nuovi partiti politici, come la Democrazia Cristiana (DC), il Partito Comunista Italiano (PCI) e il Partito Socialista Italiano (PSI). Questi partiti rappresentavano diverse visioni politiche e ideologie, ma tutti concordavano sulla necessità di ricostruire il paese e di instaurare un sistema democratico stabile.

Nasce la Repubblica italiana

Nel 1946, gli italiani furono chiamati alle urne per decidere tra monarchia e repubblica. La maggioranza scelse la repubblica, e il 2 giugno 1946 fu proclamata la nascita della Repubblica Italiana.

La Costituzione della Repubblica italiana

La nuova Costituzione, redatta nel 1947, rappresentò un passo importante verso la stabilità e la democrazia in Italia. Essa sancì la separazione dei poteri, garantì i diritti fondamentali dei cittadini e stabilì un sistema elettorale proporzionale.

Le elezioni del 1948 e la nascita del “centrismo”

Le prime elezioni della Repubblica italiana, nel 1948, furono un momento cruciale per la stabilità del paese. Il PCI e la DC erano i due partiti più grandi e contrapposti, con visioni politiche molto diverse. Alla fine, la DC vinse le elezioni, ma la nascita del centrismo, rappresentato dal Partito Liberale Italiano e dal Partito Repubblicano Italiano, contribuì a garantire la stabilità del governo e la coesione del paese.

La Ricostruzione

La ricostruzione dell'Italia fu un'impresa enorme e costosa, che richiese ingenti investimenti e un grande sforzo da parte di tutti i cittadini. Il governo italiano ricevette aiuti finanziari dall'estero, in particolare dagli Stati Uniti attraverso il Piano Marshall, che consentirono di finanziare la ricostruzione e di avviare nuovi programmi di sviluppo economico. L'industria italiana si riprese rapidamente, grazie anche alla nascente classe imprenditoriale, e l'Italia divenne uno dei paesi più industrializzati d'Europa.

Gli anni del “boom”

Gli anni del "boom" rappresentano un periodo di grande crescita economica e sociale per l'Italia, caratterizzato da una serie di importanti cambiamenti:

Un prodigioso sviluppo

Gli anni '50 e '60 hanno visto una crescita economica senza precedenti in Italia, grazie all'industrializzazione e alla modernizzazione del Paese. La produzione industriale è aumentata notevolmente, creando nuovi posti di lavoro e una maggiore prosperità per molte famiglie italiane.

L’Italia nella Comunità europea del carbone e dell’acciaio

Nel 1951, l'Italia è entrata nella Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA), un primo passo verso l'integrazione europea. Questo ha aperto nuove opportunità per l'economia italiana, favorendo lo sviluppo del commercio e degli investimenti.

Il decollo dell’Italia

Negli anni del boom, l'Italia è diventata una grande potenza economica, con un aumento della produttività, un miglioramento delle infrastrutture e una maggiore apertura verso il mondo esterno. Questo ha portato a una notevole crescita delle esportazioni e dell'occupazione.

Consumi privati e strutture pubbliche

L'aumento del reddito disponibile ha portato a un aumento dei consumi privati, con un conseguente miglioramento del tenore di vita per molte famiglie. Allo stesso tempo, il governo ha investito in nuove infrastrutture e servizi pubblici, come le autostrade, gli ospedali e le scuole.

L’emigrazione interna

Molti italiani hanno lasciato le loro regioni d'origine per cercare lavoro nelle città industriali del nord, creando un fenomeno di emigrazione interna che ha avuto un impatto significativo sulla società italiana.

L’arrivo della televisione

Negli anni '50 e '60, la televisione è diventata un mezzo di comunicazione di massa sempre più popolare in Italia, fornendo un'importante fonte di informazione e di svago per molte famiglie italiane. La televisione ha anche avuto un impatto significativo sulla cultura e sulla società del Paese.

L’Unione europea

L'Unione europea è un'organizzazione sovranazionale fondata con lo scopo di promuovere la pace, la prosperità e l'integrazione tra i Paesi europei. Ecco alcuni punti chiave riguardanti l'organizzazione dello Stato dell'Unione europea e il ruolo dell'Italia in Europa e nel mondo:

L'organizzazione dello Stato

L'Unione europea è formata da 27 Stati membri, con una serie di istituzioni e organi che si occupano di prendere decisioni e promuovere la cooperazione tra i Paesi membri. Tra le principali istituzioni dell'Unione europea ci sono la Commissione europea, il Consiglio dell'Unione europea, il Parlamento europeo e la Corte di giustizia dell'Unione europea.

L'Italia in Europa e nel mondo

L'Italia è uno dei membri fondatori dell'Unione europea, entrata a far parte dell'allora Comunità economica europea nel 1957. Da allora, l'Italia ha giocato un ruolo importante nella promozione dell'integrazione europea, partecipando attivamente ai lavori delle istituzioni europee e contribuendo alla definizione di politiche comuni in vari settori.

L'Italia è anche impegnata a livello internazionale, partecipando attivamente alle Nazioni Unite e ad altre organizzazioni internazionali, e svolgendo un ruolo di primo piano nella promozione della pace e della sicurezza nel mondo. Inoltre, l'Italia è impegnata nella promozione del dialogo e della cooperazione tra i Paesi mediterranei, favorendo lo sviluppo economico e sociale della regione.

SCHEMA RIASSUNTIVO

Concetti fondamentali

(1882) TRIPLICE ALLEANZA: Italia, Austia, Germania

(1907) TRIPLICE INTESA: Russia, Francia, Inghilterra

WW1 = 1914 - 1918

WW2= 1939 - 1945

Riassunto