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APPUNTI GPOI (PIETRO VACCARI)

TEORIA DI BASE

OFFERTA: è la quantità di un bene o servizio prodotto in cambio di denaro.

UTILITA’: idoneità di un bene o servizio a soddisfare un bisogno.

LEGGE DELL’OFFERTA: a parità di altre condizioni esiste una relazione diretta tra il prezzo di un bene e la quantità dell’offerta: quando il presso aumenta la quantità offerta tende ad aumentare, quando il prezzo diminuisce l’offerta tende a diminuire.

IMPRENDITORE ⇒ ha lo scopo di massimizzare il profitto ⇒ è predisposto a produrre beni che lo fanno guadagnare di più.

LIVELLO TECNOLOGICO: l’aumento delle tecnologie di produzione rende l’industria più efficiente aumenta la produzione e diminuisce i costi.

All’aumentare del prezzo ⇒

MACRO ECONOMIE (mercato globale): somma delle curve di tutti i singoli produttori.

MERCATO: luogo dove si incontrano tutti gli operatori economici, ha il ruolo di mettere a contatto produttori e acquirenti.

PRODUZIONE: attività diretta a creare valore aggiunto (pane €€ > farina €), combina vari fattori produttivi (capitale, forza lavoro, macchine…) per ottenere un prodotto.

ATTI DI PRODUZIONE

FATTORI PRODUTTIVI

SETTORI ECONOMICI

ENTI LOCALI: province e comuni.

ENTI TERRITORIALI: regioni.

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: scuole, università, autostrade.

FUNZIONE DI PRODUZIONE

L’output dipende da quanti fattori produttivi ci sono: Y = quantità prodotta, X1,2,3 X_1,_2,_3 = quantità fattori produttivi, OUTPUT = YF(X1,2,3)Y - F(X_1,_2,_3).

Coefficiente di produzione: quantità di un bene per ottenere un prodotto:

  • Fissi: quantità sempre fisse che non cambiano nel tempo.
  • Variabili: la stessa quantità può essere prodotta da diverse combinazioni di bene (sostituibilità tra fattori produttivi).

PRODUTTIVITA’ MARGINALE: quantità addizionale ottenuta aggiungendo un fattore produttivo.

SISTEMI ECONOMICI

FORME DI MERCATO

Evoluzione cronologica dei diversi modelli economici

L'evoluzione cronologica dei modelli economici può essere divisa in tre fasi principali:

Nel periodo preindustriale, l'economia era basata principalmente sull'agricoltura e sulle attività artigianali. Le nazioni erano principalmente isolate e si concentravano sulla produzione di beni per il consumo interno. In questo periodo, il commercio internazionale era limitato a poche merci di lusso, come spezie e seta.

Con l'avvento dell'era dell'industrializzazione, l'economia si è evoluta rapidamente. Le nazioni hanno iniziato a sviluppare industrie manifatturiere e a produrre beni a larga scala. In questo periodo, le nazioni occidentali come il Regno Unito e gli Stati Uniti hanno dominato l'economia globale.

Negli ultimi decenni, l'economia globale è entrata in una nuova fase, quella della globalizzazione. La tecnologia ha reso possibile la comunicazione e il commercio internazionale in tempo reale, il che ha portato a una maggiore interdipendenza tra le nazioni. In questo periodo, il commercio internazionale è aumentato in modo esponenziale e molte nazioni in via di sviluppo sono diventate importanti attori nell'economia globale.

In sintesi, l'evoluzione cronologica dei diversi modelli economici è stata caratterizzata da una progressiva integrazione delle nazioni e dei mercati globali. Questa evoluzione ha portato a una maggiore interdipendenza tra le nazioni e ha creato opportunità e sfide per le economie di tutto il mondo.

Ecco una breve evoluzione cronologica dei diversi modelli economici:

  1. Economia agricola: fino alla fine del XVIII secolo, la maggior parte delle economie era basata sull'agricoltura. La produzione agricola costituiva la maggior parte del PIL e il commercio si basava principalmente sulla barter economy, ovvero lo scambio di beni.
  1. Capitalismo industriale: durante la Rivoluzione industriale (fine del XVIII e inizio del XIX secolo), l'economia si è spostata dalla produzione agricola alla produzione industriale. Il capitalismo industriale era basato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione e sulla competizione di mercato.
  1. Keynesianesimo: durante gli anni '30 del XX secolo, l'economista britannico John Maynard Keynes ha sviluppato la teoria macroeconomica che ha portato alla nascita del keynesianesimo. Questo modello economico prevedeva un intervento attivo dello Stato nell'economia per stimolare la crescita economica e contrastare le crisi.
  1. Neoliberalismo: a partire dagli anni '70, si è sviluppato il modello economico del neoliberalismo, che proponeva la deregolamentazione del mercato e una minore presenza dello Stato nell'economia.
  1. Economia circolare: negli ultimi decenni si è sviluppata la cosiddetta "economia circolare", basata sull'idea di utilizzare le risorse in modo più efficiente e ridurre gli sprechi, promuovendo la riutilizzazione e il riciclo dei materiali.
  1. Economia digitale: negli ultimi anni si è assistito alla nascita di un nuovo modello economico basato sull'uso delle tecnologie digitali. L'economia digitale è caratterizzata dalla rapida innovazione, dalla condivisione delle risorse e dalla creazione di nuovi modelli di business.

È importante sottolineare che questi modelli economici non si sono succeduti in modo lineare e netto, ma si sono sovrapposti e influenzati a vicenda nel corso della storia. Inoltre, esistono diverse varianti di ciascun modello economico, che possono essere implementate in modi diversi a seconda del contesto e delle esigenze delle diverse società.

BENI, BISOGNI E SERVIZI

BISOGNO: stato / sensazione di disagio / necessità che va soddisfatto, per soddisfarlo bisogna privarsi di parte del proprio reddito tramite un bene o servizio o del proprio tempo.

CARATTERISTICHE:

  • VARIABILI: da individuo a individuo e nel tempo.
  • SAZIABILI: che possono essere soddisfatti.
  • RISORGENTI: possono ripresentarsi (mangiare).
  • ILLIMITATI: ce ne sarà sempre uno o più.
  • COMPLEMENTARI: per essere soddisfatti hanno bisogno di qualcos’altro (ho bisogno di spostarmi ⇒ bene automobile + bene benzina).

CLASSIFICAZIONI:

  • IMPORTANZA:
    • PRIMARI: permettono di rimanere in vita (mangiare).
    • SECONDARI: si possono non soddisfare ma possono migliorare la qualità della vita (automobile).
    • VOLUTUARI: superflui (appagamento puramente psicologico).
  • TEMPO:
    • ATTUALI: bisogni che ho subito.
    • FUTURI: bisogni che non si hanno in questo momento ma che potrò avere in futuro.
  • NUMERO DI SOGGETTI RICEVENTI:
    • INDIVIDUALI: bisogni del singolo.
    • COLLETTIVI: bisogni avvertiti da una collettività.

COME VENGONO SODDISFATTI I BISOGNI?

  • BENE: oggetto tangibile
  • SERVIZIO: lavoro / prestazione svolti da un 3° idonei a soddisfare un bisogno

BENE: oggetti o servizi che soddisfano un bisogno

  • ECONOMICI: per soddisfare il bisogno e ottenere il bene devo privarmi di una parte del reddito.
  • NON ECONOMICI: non dipende dai soldi (sonno, riflessione…)

CARATTERISTICHE BENI ECONOMICI:

  • UTILE: idoneo a soddisfare il bisogno che ho.
  • ACCESSIBILE: il soggetto che ha il bisogno deve potervi accedere.
  • SCARSO / LIMITATO: ve ne è un certo numero (+ quantità ⇒ - valore || - quantità ⇒ + valore)

TIPOLOGIE BENI ECONOMICI:

  • DUREVOLI: beni che durano nel tempo (automobile).
  • NON DUREVOLI: dopo averli consumati non esistono più (cibo).

  • DI CONSUMO: li consumi per soddisfare direttamente il bisogno (pane).
  • STRUMENTALI: servono a produrre qualcosa che soddisfa il bisogno (farina).

  • SUCCEDANEI o ALTERNATIVI: beni diversi tra loro che soddisfano lo stesso bisogno (olio di semi / d’oliva).
  • COMPLEMENTARI: per soddisfare il bisogno devono essere per forza affiancati ad un altro bene (bene automobile + bene benzina).

SERVIZIO: prestazione di un 3° che soddisfa un bisogno

  • PUBBLICI: offerti dallo stato o da enti pubblici.
  • PRIVATI: offerti da soggetti o aziende private.

TIPI DI IMPRESE

AZIENDE

Enti o organizzazioni private che offrono beni e servizi in cambio di denaro / complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per lo svolgimento delle sue attività.

COMPONENTI FONDAMENTALI:

  1. IMPRENDITORE: colui che svolge professionalmente un’attività economica ai fini di produrre beni o servizi
  1. IMPRESA: attività svolta dall’imprenditore.
  1. AZIENDA: insieme di elementi che permette lo svolgimento delle attività.
    • BENI MOBILI: impianti, attrezzature, mezzi…
    • BENI IMMOBILI: magazzino, negozio…
    • ELEMENTI IMMATERIALI: crediti, debiti, software…
    • LAVORATORI: personale che deve essere coordinato per massimizzare i profitti e minimizzare i costi.

TIPOLOGIE DI AZIENDE:

ORGANIZZAZIONE: serve a combinare i fattori produttivi per produrre un bene / servizio.

ORGANIZZAZIONE AZIENDALE: si intende quella disciplina che stabilisce le funzioni da svolgere all’interno di un’azienda e studia la predisposizione e le combinazioni economicamente più convenienti dei fattori produttivi di cui dispone l’azienda (obbiettivo = raggiungere l’obbiettivo con la maggiore efficienza possibile).

FUNZIONE AZIENDALE: insieme di attività finalizzate al raggiungimento di obbiettivi comuni e che riguardano lo stesso oggetto operativo.

  • PRIMARIE: quelle che in qualche misura realizzano l’oggetto per il quale svolgiamo l’attività di impresa.
    • PRODUZIONE: è l’attività o l’insieme di attività aziendali finalizzate a realizzare il processo di trasformazione dei beni che avvengono all’interno dell’impresa.
    • VENDITE: è l’attività o l’insieme di attività che si occupa di tutti i problemi connessi alla commercializzazione e distribuzione del bene che l’azienda produce.
    • MARKETING: è rappresentata da tutte le attività che studiano il mercato di riferimento per comprendere le preferenze dei consumatori e che determinano quali saranno le strategie di vendita più adatte a questi mercati (orienta tutte le decisioni produttive prese all’interno dell’azienda al fine di incrementare le vendite).
    • LOGISTICA: è l’attività o l’insieme di attività che collega tra di loro le varie fasi della gestione (acquisizione ⇒ processo di trasformazione ⇒ vendita) (movimentazione e spostamento fisico di merci, materie prime…).
      • IN ENTRATA: è la logistica che si occupa dello spostamento che avviene all’interno della mia azienda (ho realizzato il prodotto ⇒ lo sposto nello stoccaggio).
      • IN USCITA: distribuzione ai clienti (consegna fisica del bene).
  • SUPPORTO:
    • APPROVIGIONAMENTI: chi si occupa delle operazioni che permettono all’azienta di procurarsi i beni necessari alla produzione.
    • PERSONALE: chi si occupa di tutto ciò che riguarda il personale dipendente (reclutamento, formazione, contratti di assunzione).
    • RICERCA E SVILUPPO: chi si occupa di curare la progettazione e lo sviluppo di nuovo prodotti o idee che permettano di sviluppare e migliorare il prodotto.
  • INFRASTRUTTURALI:
    • DIREZIONE GENERALE: spetta decidere le strategie aziendali (obbiettivi medio-lungo periodo).
    • CONTABILITA’ E BILANCIO: raccolta ed elaborazione dei dati contabili.
    • FINANZA: coloro che si dedicano alla raccolta i mezzi finanziari che servono alla azienda per svolgere la sua attività.
    • CONTROLLO DI GESTIONE: programma e controlla i dati e il rispetto dei programmi di produzione.

  • ORGANI DELL’AZIENDA: si intende una o più persone a cui è affidata l’esecuzione delle funzioni aziendali (gli sono concessi determinati poteri e le relative responsabilità):
    • ORGANO VOLITIVO O DECISIONALE (vertice strategico): è quell’organo dotato dei massimi poteri decisionali, decidono obbiettivi e strategie da utilizzare (CEO, amministratori).
    • ORGANI DIRETTIVI: sono gli organi dotati da poteri decisionali conferiti dal vertice strategico responsabili di ogni funzione (manager) .
      • PROJECT MANAGER: manager di un singolo progetto, devono prendere le decisioni relative alle scelte tattiche di gestione, ma sottostare a quelle dell’organo decisionale (scelta fornitore, scelta personale adeguato, scelta processi migliori).
      • PRODUCT MANAGER: manager responsabile per la strategia e sviluppo di un singolo prodotto (si occupa di tutto quello che riguarda la strategia, pianificazione e vendita di un prodotto).
      • La differenza tra PRM e PJM manager è che il PRM si occupa del singolo prodotto (studio, strategia e produzione del singolo bene), il PJM supervisiona e gestisce tutto il progetto (esecuzione e ottimizzazione del piano).
    • ORGANI ESECUTIVI: formato dai dipendenti e dai lavoratori, eseguono materialmente e si occupano della gestione del prodotto (nessun potere decisionale).

CATENA DEL VALORE: Modello che descrive la struttura di un organizzazione (attività / azienda) come un insieme limitato di processi ordinati (9 processi, 5 primari e 4 di supporto):

PRIMARI:

  1. LOGISTICA IN INGRESSO: ricevere e accogliere le materie prime.
  1. ATTIVITA’ CARATTERISTICA O OPERATIVA: produzione bene o servizio
  1. LOGISTICA IN USCITA: trasporto bene sul mercato
  1. MARKETING ALLE VENDITE E PRODUZIONE.
  1. ASSISTENZA TECNICA CLIENTI.

Di SUPPORTO ai primari (non contribuiscono direttamente alla produzione ma sono necessari):

  1. PROCESSI DI APPROVIGIONAMENTO: fa arrivare alla logistica in ingresso i miei beni.
  1. GESTIONE DELLE RISORSE UMANE: tutto ciò che riguarda il personale.
  1. RICERCA E SVILUPPO: mira a migliorare il prodotto.
  1. ATTIVITA’ INFRASTRUTTURALI: insieme di tutte le attività di supporto e non di produzione (es. amministrazione).

I COSTI E SISTEMI DI PIANIFICAZIONE E CONTROLLO

CLASSIFICAZIONE OBBIETTIVI:

Serve creare una pianificazione strategica per gestire l’azienda, ovvero disporre tutti i beni che serviranno nel tempo per soddisfare la pianificazione (attività che investe TUTTI gli addetti e gli impiegati).

BUDGET: documento che permette di organizzare e perseguire annualmente l’obbiettivo, determina quali e quanti investimenti saranno fatti nell’anno successivo e quanto si produrrà. Inoltre permette di effettuare dei controlli mediante i REPORT, cioè misurazioni numeriche ottenute dal rapporto di analisi periodiche sui budget

TIPI DI BUDGET:

  • ECONOMICO: progettazione orientata alla produzione e vendita dell’anno successivo (RICAVI / COSTI).
  • INVESTIMENTI: progettazione orientata all’acquisizione di beni strumentali o al disuso di beni vecchi.
  • FINANZIAMENTI: progettazione orientata ai finanziamenti bancari (fonti esterne) / soldi in possesso (fonti interne) / obbligazioni (prestiti dal pubblico).

PROCESSO DI PIANIFICAZIONE STRATEGICA:

  1. ANALISI DEL MERCATO: saturo / possibilità.
  1. ANALISI INTERNA “SWOT” (Strengths, Weaknesses, Opportunities, Threats): capire i punti di forza / debolezza.
  1. DEFINIZIONE OBBIETTIVI DA RAGGIUNGERE: può essere fatto per tutta l’azienda o anche solo per alcune funzioni.
  1. DEFINIZIONE STRATEGIA PER IL PRAGGIUNGIMENTO DEGLI OBBIETTIVI.
  1. BUDGET.
  1. APPROVAZIONE ED ESECUZIONE DEL PIANO.

CLASSIFICAZIONE DEI COSTI:

UNITA’ ORDINALE

ECONOMIA POLITICA: scienza che studia i comportamenti dei soggetti economici.

TEORIA DI PARETO: l’utilità è la misurazione di quanto un bene soddisfa un bisogno e non può essere misurata, si può solo misurare la scelta a base del consumatore.

CONSUMATORE ⇒ ORDINE DELLE PREFERERNZE ⇒ PANIERI (insieme di tanti punti nello SPAZIO DEL CONSUMO) ⇒ sono suscettibili alle preferenze e hanno proprietà transitiva

PANIERI: Un paniere è un insieme di beni, ognuno dei quali è associato ad una determinata quantità. Ad esempio, il paniere A è composto da 2 litri di latte e 1 chilo di pane, mentre il paniere B è composto da 1 litro di latte e tre chili di pane. Sia il paniere A che il paniere B contengono i medesimi beni, il pane e il latte, ciò che cambia è la quantità di ognuno di essi.

CURVA DELL’INDIFFERENZA: Le curve di indifferenza mostrano sul piano cartesiano le combinazioni di due beni economici con medesimo livello di utilità. Ad esempio, per una persona consumare 2 mele e 1 pera ( scelta A ) ha la medesima utilità che consumare 1 mela e 2 pere ( scelta B ). Entrambe le combinazioni di scelta ( A e B ) forniscono al consumatore il medesimo livello di utilità ( soggettiva ) sulla curva di indifferenza I'.

UNITA’ ORDINALE: è una nozione di utilità in cui i panieri dei beni sono disposti su una scala ordinale senza essere associati ad alcuna grandezza assoluta. Con l'utilità ordinale gli economisti abbandonano il tentativo di misurare l'utilità ( utilità cardinale ). Nell'utilità ordinale ciò che conta è soltanto l'ordine delle scelte. Non è quindi possibile sommare in modo aritmetico le utilità individuali. È invece possibile confrontare l'utilità delle scelte di consumo su diversi panieri di beni. Ad esempio, un consumatore preferisce il paniere A al paniere B senza quantificare in termini assoluti tale preferenza.

LEGGE DELLA DOMANDA

Domanda di un consumatore: quantità di un bene acquistato da un consumatore in corrispondenza di un determinato prezzo.

LEGGE DELLA DOMANDA: A parità di tutte le condizioni esiste una relazione inversa tra il prezzo di un bene e la quantità domandata di questo bene da un consumatore (prezzo aumenta ⇒ quantità richiesta diminuisce, quantità richiesta aumenta ⇒ prezzo aumenta)

Altri fattori che influenzano la domanda: reddito del consumatore, gusti, suggerimenti dalla moda, prezzo altri beni.

Affinché la legge della domanda possa ritenersi valida dobbiamo ipotizzare che queste variabili siano ininfluenti.

(Curva della domanda in assenza di variabili)

La domanda è influenzata anche da altre variabili:

  • Reddito: c’è una relazione diretta tra reddito del consumatore e domanda (più è alto il mio reddito più io sono disposto ad acquistare quantità di un bene);
  • Gusti del consumatore \ mode \ pubblicità: c’è sempre una relazione diretta (più mi piace \ sono spinto a comprare un bene più ne comprerò a prescindere dal mio reddito);
  • Prezzo di altri beni:
    • Beni succedanei: beni alternativi, che soddisfano lo stesso bisogno (es. burro \ margarina, olio di semi \ olio d’oliva), esiste una relazione diretta tra il prezzo del bene succedaneo e la quantità domandata del bene (aumenta il bene del prezzo succedaneo ⇒ aumenta la domanda del bene principale);
    • Beni complementari: beni che devono essere utilizzati insieme al bene principale (b.p.= automobile, b.c = benzina), esiste una relazione inversa tra il prezzo del bene complementare e la domanda del bene principale (aumenta il prezzo della benzina ⇒ diminuisce la richiesta dell’auto).

DOMANDA DI MERCATO: è data dalla somma di tutte le domande individuali di tutti i consumatori.

Conoscendo quindi le domande di tutti i singoli consumatori, per conoscere la domanda di mercato si devono sommare per ogni livello di prezzo le quantità domandate da ogni consumatore.

LEGGE DELL’OFFERTA

Offerta: quantità di un bene o servizio prodotto da un’impresa in corrispondenza di un determinato prezzo.

LEGGE DELL’OFFERTA: se considero solo il prezzo del bene e ipotizziamo costanti gli altri fattori che influenzano l’offerta esiste una relazione diretta tra il prezzo del bene e la quantità offerta dall’impresa.

Abbiamo un eccezione quando siamo in presenza di un economia di scala.

ECONOMIE DI SCALA: benefici che l’imprenditore può trarre da una grande produzione (aumenta produzione ⇒ risparmio di costi ⇒ prodotti ad un prezzo minore).

L’offerta è influenzata anche da altre variabili:

  • Livello tecnologico: a parità delle altre condizioni, l’offerta di un bene ha una relazione diretta con il livello tecnologico (aumento liv. tecnologico ⇒ diminuzione costo produttivo ⇒ aumenta l’offerta);
  • Prezzo dei beni succedanei: a parità delle altre condizione l’offerta di un bene è in relazione inversa rispetto al prezzo dei beni succedanei (aumenta il prezzo dei beni succedanei ⇒ offro più i beni succedanei e diminuisce l’offerta del bene principale).

OFFERTA DI MERCATO: è data dalla somma dell’offerta di tutti i produttori di quel bene.

(Curva dell’offerta in assenza di variabili)

Costo, ricavo e guadagno

Costo: valore economico delle risorse che l'impresa utilizza per la produzione di un prodotto o servizio.

Ricavo: valore economico del risultato prodotto dall'impresa attraverso la vendita del prodotto o di un servizio.

Utile (Guadagno): è il profitto che si ottiene da una certa attività economica, determinabile come differenza fra ricavi e costi (G = R - C).

Punto di equilibrio economico

L'individuazione del punto di pareggio o BEP (Break Even Point) consente di individuare il volume di produzione (es. numero di pezzi) e vendita in corrispondenza del quale i ricavi totali COPRONO i costi totali.

Considerazioni

Minore è il volume di produzione e vendita per il quale si ottiene l'uguaglianza RT = CT, migliore è la potenzialità economica-strutturale dell'impresa.

EQUILIBRIO E CONCORRENZA PERFETTA

Il mercato di concorrenza perfetta

La concorrenza perfetta è caratterizzata dalla presenza nel mercato di numerose imprese che producono merci omogenee e, dal lato, della domanda, dall'esistenza di numerosi acquirenti. Nessun produttore o acquirente può far variare il prezzo di mercato modificando la propria offerta o la propria domanda.

L’equilibrio del mercato in concorrenza perfetta

Nel mercato è anche possibile che si realizzi una situazione in cui la quantità offerta dalle imprese è interamente acquistata dai consumatori. Vi sarà cioè un livello di prezzo, per cui la quantità offerta è esattamente uguale alla quantità domandata. Tale situazione è chiamata situazione di equilibrio e il prezzo che rende uguali, quantità domandata e quantità offerta, è definito prezzo di equilibrio.

Il prezzo che corrisponde al punto di intersezione delle due curve di domanda e di offerta è detto prezzo di equilibrio.

La posizione individuale e la mansione

La progettazione organizzativa della microstruttura, pertanto, consiste nel definire il contenuto del lavoro e il ruolo dei singoli individui all’interno dell’organizzazione, formalizzandone in modo più o meno marcato il comportamento atteso e intervenendo, ove necessario, per sviluppare le competenze e le capacità delle persone in funzione della posizione che ricoprono o che potrebbero ricoprire in futuro.

I processi

Entità dei processi aziendali

Processi e Progetti

Strategie di trasformazione dei processi

Buy-side

In-side

Sell-side

Scomposizione dei processi

Macroprocesso

Processi

Fase

Attività

Operazioni

I principi della gestione per processi

La gestione dei processi consiste nell'orientare le risorse della struttura organizzativa verso gli obiettivi centrali per il business e per la soddisfazione del cliente.

I sistemi informativi e le tecnologie di supporto all’organizzazione per processi

Enterprise resource planning (ERP “pianificazione delle risorse dell'impresa”)

Customer Relationship Management (CRM)

Web Information Systems (WIS)

Sistemi di Product Lifecycle Management (PLM)

Supply chain management

Business Process Management Systems (BPMS)

Le fasi di un progetto

  1. Concezione: lo stimolo ad avviare un progetto può essere rappresentato da una criticità legata all’insorgere di un problema oppure da una opportunità venutasi a creare.
  1. Definizione: è la fase in cui il progetto viene pianificato in tutti i suoi aspetti (identificazione delle attività, scelta della struttura organizzativa, formulazione del programma di lavoro in termini di costi e tempi).
  1. Realizzazione: fase in cui si passa alla progettazione e alla realizzazione concreta dell’output. È il momento in cui si impiega la maggior quantità di risorse e che consuma la parte più consistente del tempo.
  1. Chiusura: la fine di un progetto non è un istante, ma una fase articolata in cui l’output viene rilasciato per il funzionamento “a regime”. E' la fase in cui si verifica il grado di raggiungimento degli obiettivi.

Nella seconda fase si deve prevedere la pianificazione del progetti e, quindi, si scrive il piano di progetto.

Piano di progetto

Il piano di progetto contiene

Misurazione del piano di progetto

Obiettivi di progetto

Obiettivi di continuità

Obiettivi specifici

Soggetti coinvolti nella comunicazione di progetto

Sponsor

Programme board (comitato di programma)

Project manager (PM)

Project management office (PMO)

Membri del team

Consulenti

Stakeholder

Committente e utilizzatori finali

TIPOLOGIE DI STRUTTURE ORGANIZZATIVE

Quali tipologie di strutture organizzative possono essere scelte dalle aziende? Si possono avere differenti strutture organizzative a seconda delle modalità con cui vengono suddivisi i compiti e coordinati i rapporti tra le persone. Non esiste una struttura organizzativa valida in assoluto, per sempre e per tutte le imprese; ciascuna impresa utilizza il modello che ritiene più adatto in relazione alle proprie dimensioni, ai mercati in cui opera, alla cultura organizzativa della direzione generale ecc. Inoltre, a seconda dell'evoluzione del contesto esterno, la struttura organizzativa può subire cambiamenti e, nel corso della propria vita, l'impresa può passare da un modello organizzativo a un altro.

I principali modelli organizzativi sono:

  1. La struttura elementare.
  1. La struttura funzionale.
  1. La struttura divisionale.
  1. La struttura a matrice.

1. STRUTTURA ELEMENTARE

PUNTI DI FORZA:

  • Definisce in modo chiaro i compiti e le responsabilità degli organi aziendali.
  • Facilita il controllo e la corretta esecuzione dei compiti assegnati a ciascun individuo.

PUNTI DI DEBOLEZZA:

  • Richiede la presenza di un responsabile aziendale con competenze molto ampie (marketing, produzione logistica, approvvigionamenti ecc.).
  • Il modello gerarchico provoca lentezza nelle decisioni: ogni scelta deve essere infatti approvata dal vertice strategico.

La struttura elementare è adatta alle aziende di piccole dimensioni, che hanno un'numero limitato di dipendenti e operano in mercati non particolarmente vasti. In queste aziende una sola persona (l'imprenditore nel caso di imprese individuali) o poche persone (i soci di una società di persone) sono in grado di assumere tutte le decisioni inerenti all'attività aziendale, accentrando il potere nelle proprie mani.

Nella scala gerarchica sono presenti due soli livelli:

2. STRUTURA FUNZIONALE

PUNTI di FORZA:

  • Definisce in modo chiaro i compiti e le responsabilità degli organi aziendali.
  • Presenta un'impostazione più moderna rispetto alla struttura elementare in quanto è basata specializzazione dei compiti e delle responsabilità dei direttori delle varie funzioni.

PUNTI DI DEBOLEZZA:

La presenza di organi diversi che possono impartire disposizioni a una stessa persona o a uno stesso ufficio può determinare:

  • il sorgere di conflitti di competenza;
  • la difficoltà a mantenere una direzione unitaria.

La struttura funzionale è tipica delle aziende di medie dimensioni che operano in contesti ambientali non particolarmente complessi. E caratterizzata dalla presenza di organi della linea intermedia (direttori di funzione) ai quali il vertice strategico ha delegato lo svolgimento delle attività comprese nelle funzioni di cui sono titolari.

3. STRUTTURA DIVISIONALE

PUNTI DI FORZA:

  • Si adatta alle aziende di grandi dimensioni caratterizzate da una diversificazione per linee di prodotti, presenti in aree geografiche diverse o che servono segmenti di clientela differenti.
  • Favorisce la specializzazione dei direttori responsabili di divisione.
  • Permette al vertice strategico di concentrarsi sullo sviluppo dell'azienda, in quanto le decisioni operative sono assunte dai singoli responsabili di divisione.

PUNTI DI DEBOLEZZA:

  • Determina una duplicazione di posizioni organizzative che svolgono uguali funzioni e che hanno le medesime competenze.
  • I responsabili di divisione possono essere portati a privilegiare il proprio settore perdendo di vista I’unitarietà aziendale.

La struttura divisionale trova generalmente applicazione nelle aziende di grandi dimensioni che operano in più aree geografiche, con più stabilimenti di produzione o con diverse linee di prodotti. Tale struttura può essere articolata su due livelli:

  • a un primo livello si indicano le divisioni che possono corrispondere a linee di prodotti, ad aree geografiche, a fasce di clientela, a specifici progetti da realizzare ecc.
  • a un secondo livello, ciascuna divisione è articolata in funzioni.

Ogni divisione è dotata di propria autonomia decisionale e deve raggiungere propri obiettivi di vendita; le divisioni sono quindi strutture quasi a sé stanti che progettano, realizzano e commercializzano proprie lince di prodotti e sviluppano le attività nelle proprie aree di vendita.

4. STRUTTURA A MATRICE

PUNTI DI FORZA:

  • Permette un utilizzo più razionale delle risorse al modello divisionale.
  • Consente di perseguire contemporaneamente specializzazione funzionale e raggiungimento degli obiettivi specifici di prodotto, mercato ecc.

PUNTI DI DEBOLEZZA:

  • Si possono creare conflitti di competenza; tale inconveniente può tuttavia essere superato con riunioni collegiali di coordinamento tra i responsabili di funzione e i responsabili di prodotto, dell'area geografica ecc.

La struttura a matrice è tipica delle aziende di dimensioni molto grandi che operano in mercati internazionali. Tale struttura unisce gli elementi dell'organizzazione divisionale con gli elementi dell'organizzazione funzionale. Per esempio nell'organigramma sotto riportato si hanno in senso orizzontale le divisioni, mentre in senso verticale le responsabilità degli organi aziendali sono attribuiti in base alle funzioni loro assegnate.

ORGANIGRAMMA

Un organigramma è una rappresentazione grafica della struttura gerarchica di un'organizzazione o di un'azienda. Solitamente è composto da un insieme di forme geometriche (quadrati, cerchi, rettangoli, ecc.) e linee, che collegano le forme per indicare le relazioni gerarchiche tra i membri dell'organizzazione.

Per realizzare un organigramma, si possono seguire questi passaggi:

  1. Definire la struttura gerarchica dell'organizzazione: stabilire i diversi livelli gerarchici (ad esempio, CEO, responsabili di dipartimento, impiegati, ecc.) e come questi si relazionano tra di loro.
  1. Scegliere il software o lo strumento da utilizzare: esistono molti software di disegno e modellazione grafica, alcuni gratuiti, che permettono di creare organigrammi in modo facile e veloce. Alcuni esempi sono Microsoft Visio, LucidChart, SmartDraw, Gliffy, ecc. In alternativa, si può creare un organigramma utilizzando un programma di elaborazione testi o di presentazione.
  1. Disegnare le forme geometriche: creare una forma geometrica per ogni membro dell'organizzazione e posizionarla in base alla sua posizione gerarchica. Ad esempio, il CEO può essere rappresentato da un cerchio in cima all'organigramma, mentre i responsabili di dipartimento possono essere rappresentati da quadrati sotto il CEO.
  1. Collegare le forme geometriche: collegare le forme geometriche utilizzando linee per indicare le relazioni gerarchiche tra i membri dell'organizzazione. Ad esempio, si possono utilizzare linee verticali per collegare i membri di uno stesso livello gerarchico e linee orizzontali per collegare i membri di livelli gerarchici differenti.
  1. Includere le informazioni pertinenti: includere le informazioni pertinenti per ogni membro dell'organizzazione all'interno della forma geometrica corrispondente. Ad esempio, si possono includere il nome, il titolo, la funzione, il numero di telefono, l'indirizzo email, ecc.
  1. Aggiornare l'organigramma: l'organigramma dovrebbe essere aggiornato periodicamente in base alle modifiche apportate all'organizzazione, ad esempio quando vengono nominati nuovi membri o quando cambiano le loro posizioni gerarchiche.

In generale, un organigramma ben strutturato dovrebbe essere facile da comprendere, preciso e completo. Deve riflettere la struttura gerarchica dell'organizzazione e permettere a chiunque di comprendere facilmente le relazioni tra i membri dell'organizzazione.

Definire le attività di un progetto: la Work Breakdown Structure (WBS)

Come costruire il WBS

La programmazione e il controllo dei tempi (diagramma di Gantt)

Il diagramma di Gantt è un diagramma temporale sul piano cartesiano:

Il diagramma di Gantt è un utile strumento grafico, ma non sempre spiega le relazioni di precedenza tra le attività. Per mostrare le effettive precedenze bisogna collegare le barre con delle frecce, rischiando di rendere illeggibile il diagramma, se le attività sono numerose.

Tipologie di progetti informatici

Un progetto informatico ha come risultato la realizzazione di un prodotto software che viene sviluppato in base a diverse circostanze:

l’Ingegneria del Software

Il prodotto software

Alcune delle ragioni di tale differenza riguardano il fatto che:

Di fatto il software rientra nella categoria dei servizi, come attività di supporto.

Il processo di produzione del software

Ciclo del processo produttivo del software

Metodologie sviluppo “agile” di un software

La "metodologia agile" è un approccio allo sviluppo del software basato sulla distribuzione continua di software efficienti creati in modo rapido e iterativo.

Benché l'espressione faccia riferimento specifico a un determinato sviluppo del software, questa metodologia non prevede regole da rispettare tassativamente nell'ambito dello sviluppo del software. Si tratta piuttosto di un tipo di approccio alla collaborazione e ai flussi di lavoro fondato su una serie di valori in grado di guidare il nostro modo di procedere.

In pratica, le metodologie di sviluppo software agile consistono nel rilasciare rapidamente modifiche al software in piccole porzioni con l'obiettivo di migliorare la soddisfazione dei clienti. Le metodologie utilizzano approcci flessibili e il lavoro di gruppo per concentrarsi sul miglioramento continuo. Con l'adozione dello sviluppo agile i vari team, costituiti da pochi sviluppatori ciascuno, si organizzano in autonomia e collaborano direttamente con i rappresentanti aziendali tramite incontri periodici durante l'intero ciclo di vita dello sviluppo del software. La metodologia agile consente di adottare un approccio più leggero alla stesura della documentazione software e di integrare le modifiche in qualsiasi fase del ciclo di vita, anziché ostacolarle.

La metodologia agile, come la conosciamo oggi, risale al 2001. Nel tentativo di trovare un'alternativa al project management "a cascata", che struttura un progetto software in una serie di sequenze lineari, un gruppo di sviluppatori software ha delineato un nuovo metodo redigendo il Manifesto per lo sviluppo agile di software. In questo documento i programmatori propongono un nuovo approccio allo sviluppo del software descrivendo 4 aspetti chiave che a loro parere devono avere la priorità su altri. I team di sviluppo software devono tenere conto di:

I ruoli in un progetto

Principali ruoli del CLIENTE

Principali ruoli del FORNITORE

Studio di fattibilità

Lo studio di fattibilità parte da una idea di progetto nata a seguito dell'individuazione di una situazione insoddisfacente emersa da audit della qualità, dalla consapevolezza di una nuova necessità di adeguamento tecnologico o da un'analisi dei processi e della loro redditività.

Deve analizzare i seguenti aspetti:

Lo studio di fattibilità può essere scomposto in due sottofasi:

  1. Analisi dei requisiti dell'utente: descrizione ad alto livello di COSA realizzare e prima stima dei costi.
  1. Preanalisi e valutazione dei costi: definizione delle specifiche e scomposizione del progetto in base alle esigenze tecniche, organizzative e di risorse finanziare e umane. Si valutano i costi e i tempi per definire l'effettiva realizzabilità del progetto.

Analisi dei requisiti dell'utente: descrizione ad alto livello di COSA realizzare e prima stima dei costi:

Classificazione dei requisiti

I requisiti software possono essere classificati secondo due diversi punti di vista:

Livello di dettaglio

Tipo di requisito

Raccolta dei requisiti

La raccolta dei requisiti è detta anche fase di esplorazione:

Tecniche di esplorazione

Validazione dei requisiti

Una volta raccolti, i requisiti devono essere validati. L'operazione è fatta insieme agli utenti di riferimento ricercando gli eventuali conflitti e le sovrapposizioni, quindi si apportano le modifiche necessarie. Questo avviene prima della stesura del documento di SRS.

Dopo la revisione, ogni requisito è identificato con un codiceanche di tipo gerarchico, come visto per la WBS.

Analisi dei rischi

SRS (Specifica dei Requisiti Software)

Il documento ha una struttura definita: